Al di fuori del Parlamento. La perdita della cittadinanza in Europa tra guerra e dopoguerra

Con lo scoppio della prima guerra vengono compressi una serie di diritti individuali e tra questi la cittadinanza che diventa in un frangente così particolare nei paesi in esso coinvolti un elemento di misura dell’inclusione o dell’esclusione degli stranieri, ritenuti o meno pericolosi per la sicurezza dello Stato. Di qui la sospensione nei vari Paesi europei nel corso del conflitto delle naturalizzazioni come misura preventiva o addirittura del ritiro della cittadinanza a individui naturalizzati ma in origine appartenenti a Stati nemici, determinando una condizione di apolidia che si ampliava nel primo dopoguerra per il mancato riconoscimento della cittadinanza a specifici gruppi per motivi di carattere religioso e razziale come per gli ebrei dell’Europa orientale. Il contributo si conclude con quanto messo in atto dal regime fascista in ordine alla revoca della cittadinanza italiana per motivi politici.